Per anni fortemente sconsigliato anche nei corsi CasaClima e preso in considerazione solo come “extrema ratio” per le ristrutturazioni di singoli appartamenti o di palazzi importanti con facciate vincolate dalla soprintendenza ma, in un paese con più di ottomila centri storici densi di edifici di pregio, era impossibile non doversi confrontare prima o dopo con questo impegnativo tema.
Complici i generosi incentivi fiscali sulle ristrutturazioni, che di anno in anno vengono rinnovati dai governi che si succedono alla guida del bel paese, questo che prima era un “sistema edilizio” da evitare come una malattia virale ora è pane di tutti i giorni nei cantieri dove si applicano i principi della riqualificazione energetica più evoluti.
Due sono le soluzioni fra cui i progettisti possono scegliere: isolamento “igroscopico” e “a secco”.
Il primo è il più adatto alle situazioni che presentano problemi di umidità specialmente per le ristrutturazioni di vecchi edifici abbandonati da tempo oppure con pareti controterra.
Mentre il secondo è ideale per gli interventi in edifici costruiti a telaio metallico o in struttura lignea dove un materiale rigido poco si adatta ai fisiologici movimenti della struttura.
La rigidità dei pannelli ci impone di evitare di trasmettergli le sollecitazione strutturali quindi non si deve posare a contatto diretto con il pavimento. La partenza a terra sarà realizzata con l’interposizione di un sottile strato di materiale fibroso.
I pannelli sono forniti in diversi spessori da 6 a 14 cm. e dimensioni 60 in larghezza e 39 in altezza.
Occorre eseguire una verifica con software dinamici per valutare il rischio di formazione di condensa interstiziale e scegliere il corretto spessore necessario, specie se nelle pareti esistenti sono già presenti fenomeni di umidità di risalita o di contatto.